Colpevole di violazione della privacy il datore di lavoro che “spia” il pc aziendale del dipendente

Una pena esemplare quella inflitta dal Tribunale di Ferrara al centro di servizi degli Atc della Provincia, colpevole, secondo i giudici di aver violato il diritto alla privacy di uno dipendenti e di averlo, in seguito, illegittimamente licenziato. Sei sono le mensilità che il Centro dovrà corrispondere all’ex dipendente, da sommare ai 15 mila euro stabiliti per il danno morale e all’80% delle spese legali. La spinosa vicenda a cui la Sezione lavoro del tribunale ha posto fine trae origine da una controversia tra il soggetto e l’azienda in merito al riconoscimento di una promozione, con pagamento retroattivo delle differenze retributive. A partire da quel momento i vertici dell’azienda decidono di affidarsi ad una ditta specializzata per il controllo di tre computer, uno dei quali utilizzato dal dipendente in questione, giustificando l’azione con la necessità di porre in sicurezza i sistemi informatici in uso. Il costante e completo monitoraggio di tali strumenti di lavoro porta alla luce la presenza e l’impiego di un software non autorizzato, non originale e soprattutto non conforme all’attività svolta dall’uomo e di un programma specifico per il download di musica e filmati. Tale scoperta è bastata all’azienda per sospendere il dipendente, reo di aver utilizzato per fini personali un mezzo aziendale, e per procedere al suo licenziamento. A cambiare le sorti della disputa legale è stata l’azione condotta dalla difesa, incentrata sia sulla violazione della privacy per illegittima acquisizione dei dati personali da parte dell’azienda, avendo “completamente disatteso” i principi del diritto alla privacy, che sulla pretestuosità del fatto. Secondo quanto previsto dal Codice, infatti, i controlli sono autorizzati a patto che le finalità siano “determinate, esplicite e legittime”, nel rispetto del principio di pertinenza e non eccedenza, evidentemente disatteso nel caso in questione.